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Facebook ed il brevetto ammazza-social network

Risale a pochi giorni fa la notizia secondo la quale l’USPTO, l’ufficio americano relativo alla gestione dei brevetti e dei marchi, ha registrato un brevetto inviato da Facebook nell’agosto 2006.

A quel tempo Facebook era nulla, qualcosa di ristretto a qualche università americana. Fin qui tutto ok, vero? Bene, ma passiamo a vedere che cosa il brevetto contiene, cominciamo dal titolo: “Dynamically providing a news feed about a user of a social network” (Ottenimento dinamico di un flusso di notizie relativo all’utente di una rete sociale)

Io sinceramente ci penserei due volte, si tratta forse di qualcosa che abbiamo già visto? Come si può aver brevettato il news feed che è la logica alla base di tutti i social network del mondo? Qualcuno di voi, magari non addetto ai lavori, si chiederà di che cosa si tratti.

Sono sicuro che tutti i visitatori di questo sito sono entrati almeno una volta in un social network o hanno almeno visto una volta l’homepage personale di un profilo. Date un’occhiata all’immagine qui sotto allora, dovrebbe sembrarvi qualcosa di familiare.

Bene. Facebook ha brevettato questo strumento. In effetti avrebbe avuto tutti i motivi di farlo, Wikipedia parla chiaro nella sua voce relativa a Facebook:

Il 6 settembre 2006, Farooq Khan [dipendente di Facebook, ndr] ha annunciato una nuova home page dotata di una funzionalità chiamata News Feed.

Il problema è che, in quella data, già altri social network adottavano questo sistema, pensiamo ad Orkut di Google, per esempio, che, nel settembre 2006 era già dotato di un flusso di informazioni dai nostri contatti. Ma l’esempio più lampante è Twitter, che nel 2006 funzionava perfettamente, benché non avesse ancora la popolarità che possiede oggi.

E’ un fatto piuttosto strano. Ormai il brevetto appartiene a Facebook, che volendo avrà la possibilità di fare causa agli altri social network per la violazione dello stesso. Ma ovviamente si spera che ci sia un po’ di etica nel modo di fare di Mark Zuckerberg. E poi quale giudice sarebbe così cretino da dar ragione a Facebook, dopo quello che abbiamo visto?

Pubblicato in Mondo Web.


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